Santa Maria Maggiore presenta una nuova De.Co., la Denominazione Comunale che tutela e valorizza da ormai 5 anni gli "stinchèet", diventati uno dei simboli gastronomici del'intera valle.
Marchiati con la nuova De.Co. sono gli “Gnoch da la chigiàa”.
Anche in questo caso, ingredienti poveri, legati all'economia rurale della Valle Vigezzo:
Si tratta di uno gnocco di sagoma irregolare che si forma facendo scivolare nell’acqua salata un impasto denso, costituito da farina bianca e acqua, raccolto con un cucchiaio che viene fatto strisciare lungo la parete del contenitore del composto.
La ricetta tradizionale vuole che gli "gnoch" siano conditi con burro e formaggio locale, eventualmente arricchiti da salvia (o altre erbe aromatiche delle Alpi).
È evidente che, con un’economia domestica e, quindi, un’alimentazione strettamente legate ai prodotti della terra (il che vuol dire anche alle incertezze del raccolto), coloro che vivevano in montagna e in particolare nell’Ossola dovessero sopperire alla povertà delle materie prime con una duplice strategia: il virtuoso riciclo degli avanzi, reinterpretato con fantasiosa maestria dalle casalinghe di un tempo, e l’utilizzo creativo degli stessi ingredienti di base per più ricette.
Questa linea di ragionamento porta ad interpretare "gli gnoch da la chigià" come una ricetta aggiuntiva, ovvero realizzata alla stregua dello “stinchéet”, De.Co. anch'esso dal 2011, con acqua e farina.
Ne "La Pacioliga – umori e sapori della vecchia Vigezzo", lo scrittore Benito Mazzi cita più volte gli "gnoch da la chigià" e li definisce così: "I gnoch da la chigià, gli gnocchi del cucchiaio, piatto tipico della Valle, cucinati alla maniera di "Scaldéra" (Gino Patritti) col soffritto di lardo e formaggio nostrano, sono da acquolina." (La Pacioliga, pag.46)
Gli esperti di gastronomia e coloro che hanno mantenuto memoria delle proprie ricette di tradizione famigliare, suggeriscono delle gustose varianti con asparagi e salsiccia oppure verza e pancetta.